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Un paradosso di vita

In occasione del 122esimo anniversario de

"L'importanza di chiamarsi Ernesto"

"Tutte le donne finiscono per somigliare alle loro madri. Gli uomini no: ecco la loro tragedia."

Questa è una delle frasi di Oscar Wilde, dalla sua commedia più celebre "L'importanza di chiamarsi Ernesto", anche tradotta "L'importanza di essere onesto". Titoli spiritosi che rievocano l'ironia della commedia, ovvero un simpatico gioco tra due parole omofone: il nome "Ernest" e l'aggettivo "earnest", che significa onesto. Nonostante questo sceneggiato sia diventato famoso anche per il suo brio, altrettanto brioso non fu questo periodo per l'autore. Era il San Valentino del 1895 e la commedia andò in scena per la prima volta. A vederla, oltre a un vastissimo pubblico, c'erano anche l’autore con la moglie e il suo amante, Lord Alfred Douglas: un giovane poeta altolocato che riuscì ad affascinare Wilde, sia per il suo carattere, sia per la sua bellezza, concetto fondamentale nella filosofia dello scrittore. Attraverso quest'amore Oscar Wilde visse secondo l’ideale ellenico della bellezza, come Socrate con Alcibiade, o Adriano con Antinoo. Ma la Londra Vittoriana, bigotta e moralista, non era pronta ad accettare questo stile di vita troppo anticonformista, e presto Wilde ne pagò le conseguenze. Prima dell'uscita di questa commedia il rapporto tra i due uomini si era fortemente inasprito, tuttavia Wilde, forse troppo innamorato, non vide il disastro a cui stava andando incontro. Non si accorse, infatti, che il suo Alcibiade approfittava delle sue ricchezze per vivere nel lusso, viaggiando e frequentando i migliori ristoranti, alberghi e locali di tutta Europa. E quando il patrimonio dello scrittore si ridusse, Lord Alfred Douglas, affettuosamente chiamato Bosie, si allontanò da Wilde, poiché non ne poteva ricavare più nulla. Stizzito e inorridito da questo comportamento, lo scrittore mandò un messaggio al padre del ragazzo, e scrisse che non avrebbe mai più rivisto il figlio. Era il 1894, Wilde stava per finire la sua commedia, quando in Francia incontrò il suo amico Degas, che gli presagì il carcere, prima ancora che il suo amico cadesse in disgrazia. Mi sembra opportuno ricordare in proposito un aforisma dell'autore che recita: "Talvolta si può vivere per anni senza vivere affatto, e poi tutta la vita si affolla in un'ora soltanto". Sono famose le frasi di Wilde, perché sanno colpire proprio come un fulmine, e mai singole parole si dimostrarono più vere, perché in breve tempo la vita dello scrittore venne stravolta. A Bosie morì il fratello e, non sapendo da chi rifugiarsi, tornò da Wilde, che commosso lo riaccolse sotto la sua ala protettiva. John Sholto Douglas, il padre del ragazzo, furibondo per la mancata promessa dello scrittore, sperava, infatti, di non doversi più vergognare a causa del figlio perché omossessuale. Si presentò a casa dell'uomo con un foglio, su cui era scritto in modo errato: "Sodomita". Wilde, mosso un po' dalla paura, un po' dall'amore, non riuscì a fare altro che scacciare di casa quell’intruso, che uscì comunque assaporando la futura vittoria. Passò pochissimo tempo, infatti, che Wilde si ritrovò in tribunale a difendersi da diverse accuse, tuttavia con la sua arguzia e intelligenza riuscì a proteggersi tanto egregiamente da far rimandare la sentenza, dato che la folla presente in aula continuava a ridere mentre nella sua apologia derideva i giudici. 

É dopo questa serie di disavventure che si arrivò al San Valentino del 1895, che Wilde decise di passare con la moglie, talmente innamorata da credere che Alfred Douglas fosse solo un caro amico del marito. Tutti gli amici dello scrittore gli consigliarono di trasferirsi in Francia, dove avrebbe trovato accoglienza dai suoi conoscenti, ma ritenne di "non poter far altro che andare avanti" come affermò lui stesso. Si arrivò dunque al 3 Aprile dello stesso anno e Wilde si ritrovò a fronteggiare un nuovo giudice, segretamente omosessuale e comprato da John Sholto.

Quel giorno Wilde se avesse voluto evitare il carcere, avrebbe dovuto far testimoniare in sua difesa il figlio del marchese, ma, sapendo che questo atto avrebbe rovinato il rapporto già delicato tra padre e figlio, scelse di rimanere da solo. Il giudice lesse ad alta voce una poesia di Bosie e chiese a Wilde che cosa significasse.

Gli venne chiesto che cosa fosse "l'amore che non osa pronunciare il suo nome", ed egli rispose: "L'amore, che non osa dire il suo nome in questo secolo, è il grande affetto di un uomo anziano nei confronti di un giovane, lo stesso che esisteva tra Davide e Gionata, e che Platone mise alla base stessa della sua filosofia, lo stesso che si può trovare nei sonetti di Michelangelo e di Shakespeare... Non c'è nulla d'innaturale in ciò." In aula ci fu il silenzio e si gridò allo scandalo. Il giudice diede il massimo della pena prevista: due anni di lavori forzati nel carcere di Reading Gaol, con l'accusa di sodomia. Egli in carcere scrisse, addolorato, una lunga lettera ad Alfred Douglas, il "De Profundis", affermando che la sua disgrazia era causata dal loro amore malato e opportunista e dalla sua illusione di personificare Socrate. Trascorsi i due anni, Oscar Wilde uscì dalla prigione, solo e senza famiglia, incontrò di nuovo Bosie col quale ritentò una relazione, ma la loro storia ormai era finita, entrambi erano cambiati e presto tutto si chiuse definitivamente. Wilde riuscì a scrivere la "Ballata del Carcere di Reading Gaol", ma, come disse a Robert Ross, suo carissimo amico, non sarebbe riuscito a superare il nuovo secolo. Provato dal carcere, malato di sifilide, e per la grande quantità di oppio e di assenzio che comunque continuava a ingerire, poco dopo essersi fatto battezzare, morì. Sebbene Oscar Wilde sia tuttora famoso più da dandy, da esteta, da Dorian Gray della Londra Vittoriana, giustiziato per la sua dissolutezza, egli non viene ricordato da innamorato, eppure fu proprio in nome dell'amore che morì. E quando la vita lo stava lasciando, tirate le somme, che cosa poté dire dell'amore? "Che cos'è l'amore? Un eccesso di febbre che finisce con uno sbadiglio

di Lorenzo Assogna

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