top of page

BLU

YOSHIMI

di Arianna Aguirre e Alessia Pasotto

La Cicuta quest’anno ha avuto il piacere di intervistare la carismatica Blu Yoshimi, protagonista di “Piuma”, un film italiano selezionato in concorso alla 73ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia che la giovanissima cantante Francesca Michielin ha reso ancor più magico con la sigla “Almeno tu”.

Blu, oltre ad avere un nome davvero originale, ha una personalità interessantissima. Ci ha confessato che la sua passione per il cinema risale alla precocissima età di nove anni e ci ha sorpresi dicendoci che è stato il buddismo ad averla aiutata nel suo percorso.

Curiosi di sapere cosa le abbiamo chiesto durante l’intervista? Bene, incominciamo!

Quali film avevi girato prima di “Piuma”?

Da piccola ho recitato il ruolo della figlia di Pietro, protagonista di ‘’Caos calmo’’, ho poi avuto diverse parti in serie tv.

Quanto tempo avete impiegato a girare il film?

Due mesi, stavo sul set mentre facevo il primo quadrimestre del quinto anno!

Hai fatto un provino o sei stata chiamata?

In realtà ne ho fatti 8! C’erano sempre problemi con la coppia, non riuscivano a trovare un attore che li convincesse pienamente, poi è arrivato Luigi, abbiamo provato la scena della macchina e l’aiuto regista si è commossa, a quel punto dopo molti provini ho avuto la parte.

Cosa ne pensi della scelta dei due giovani protagonisti di tenere il bambino che scoprono di attendere, la reputi giusta?

Non penso che esista una scelta giusta di fronte ad una situazione del genere, la ritengo una cosa troppo personale per essere giudicata giusta o sbagliata.

La reazione dei genitori secondo te è corretta?

Più che altro penso che sia una reazione piuttosto comune, in generale quando arriva qualcosa di inaspettato tutti diamo il nostro peggio.

Secondo te, oggi grava maggiormente sui ragazzi il peso di crearsi una vita autonoma prima di fare figli?

Forse sì, in effetti il percorso che i giovani devono intraprendere è, in molti casi, già disegnato a tal punto che fare figli diventa quasi una tappa obbligatoria tra le tante della vita.

 

Con quale regista affermato nel panorama italiano o internazionale ti piacerebbe collaborare?

In ambito internazionale, sarebbe un sogno lavorare con Tim Burton! Nel panorama cinematografico italiano non mi dispiacerebbe collaborare con Garrone, Tornatore o Sorrentino, se penso però ad un percorso alternativo più divertente mi viene subito in mente Checco Zalone, che reputo un artista brillante capace di affrontare tematiche delicate, uno dei pochi in grado di portare sul grande schermo commedie intelligenti.

 

Quali sono i pregi di questo film ed eventualmente i difetti?

Una delle qualità che apprezzo di più in “Piuma” è la presenza di una vena poetica: infatti, fin dalla prima lettura della sceneggiatura sono rimasta affascinata dall’atmosfera sognante presente nel film, soprattutto nella scena in cui nuotiamo sopra la città, ma anche la storia delle paperelle che catapulta immediatamente il pubblico in una dimensione surreale, quasi magica. Non posso negare di essermi commossa per l’insieme di queste delicatezze raffinate ed eleganti. Difetti non ne trovo, l’unica nota dolente è la mia goffaggine in acqua! Mentre giravamo la scena in piscina, era evidente che trovavo più difficoltà a galleggiare rispetto a Francesca Michielin e Luigi, che avevano una posa più angelica e disinvolta mentre io stavo letteralmente affogando (ride).

 

Su cosa hai lavorato maggiormente per l’interpretazione di Cate?

Ho approfondito la conoscenza dei vari periodi della gravidanza dal punto di vista psicologico e biologico basandomi su alcuni libri che illustravano i cambiamenti fisici che avvenivano ogni settimana, in questo modo mi sono costruita una linea del tempo che ho applicato ad ogni scena del film per capire in che stato ormonale ed emotivo mi trovavo. Per riuscire a dare verità all’interpretazione del personaggio, devi aggiungere qualcosa di tuo. Non ho mai avuto un bambino, quindi il lavoro che ho fatto è stato quello di ricercare qualcosa che nella vita mi facesse provare un sentimento forte paragonabile all’amore incondizionato che lega Cate al suo bambino. Sul set avevo chiesto esplicitamente di indossare la pancia per tutta la giornata, perché volevo capire come muovermi, sedermi, stare dritta e altri gesti che quotidianamente mi risultano facili senza un peso aggiuntivo. Mi sono immedesimata molto in questo personaggio, al punto che ho cominciato a sviluppare un senso di protezione verso le persone che mi venivano incontro reagendo come per dire “ehy che fai, tocchi la mia pancia?” (ride).

 

Alcuni critici hanno scritto che questo film ha trattato con troppa leggerezza le problematiche sociali come le gravidanze in giovane età e la scelta di abortire, tu cosa pensi in merito?

“Piuma” in realtà non cerca di discutere una tematica sociale, come l’aborto o la gravidanza; il film mostra come reagire di fronte ad un imprevisto, scegliere se deprimersi oppure affrontare il problema con ironia e leggerezza, un atteggiamento che non deve essere visto come menefreghismo, ma come l’acquisizione di una maggiore consapevolezza delle situazione attuale, rimanendo fiduciosi in una svolta positiva.

 

Cosa ti ha dato questa esperienza?

Oltre ad avermi arricchita dal punto di vista dell’esperienza lavorativa, mi ricorderò delle amicizie nate sul set, che è stato il più sereno e umanamente coinvolgente a quelli in cui ho lavorato.

bottom of page