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Bebe  Vio

di Sofia Bruni


Hai iniziato a fare scherma da giovanissima, a soli 5 anni e mezzo. Come è iniziata questa passione? C'è qualcuno che ti ha ispirato? 

No, i miei genitori mi avevano portata in una palestra qui a Mogliano Veneto per provare pallavolo e, finita la lezione, nella sala di fronte c’era una lezione di scherma. Io sono entrata e sono rimasta folgorata da tutti questi Zorro bianchi che stavano tirando e da lì è stato amore a prima vista!

Sei riuscita a conciliare la tua passione per la scherma con la scuola e le amicizie. Qual è il tuo trucco? 

Nessun trucco, basta un po’ d’impegno. La mattina andavo a scuola e il pomeriggio avevo allenamento o fisioterapia. Gli amici costituiscono una delle mie “famiglie” e quindi ho sempre cercato di ritagliarmi il giusto tempo anche per loro.

Noi giovani tendiamo spesso a scoraggiarci anche per le più piccole difficoltà, tu hai affrontato un grandissimo ostacolo. Come hai fatto? 

Non bisogna mai scoraggiarsi, bisogna sempre guardare al futuro e porsi continui obiettivi da raggiungere. È molto importante, poi, appoggiarsi alle persone che ci vogliono bene e che ci sono vicine. Io non avrei potuto farcela senza la mia famiglia e tutte le persone che mi sono sempre state accanto e che continuano a sostenermi.  

Durante la gara contro la cinese Zhou, ad un passo dalla vittoria delle paralimpiadi, eri sicura di vincere o hai avuto paura di non farcela? 

 Durante tutta la gara ho avuto paura: se non ne hai vuol dire che non sei abbastanza concentrato e quindi stai sottovalutando l’avversario. Io cerco di trasformare la paura in adrenalina e poi l’adrenalina in felicità.

Quali sono le tue passioni al di fuori della scherma? 

Una delle passioni più grandi è art4sport, l’associazione Onlus che abbiamo fondato insieme ai miei genitori dopo la mia malattia e di cui sono testimonial. Art4sport sostiene economicamente e a livello pratico-organizzativo bambini e ragazzi portatori di protesi e le loro famiglie per aiutarli a realizzare i loro sogni sportivi. Altra passione è l’aperitivo, una sottospecie di rito irrinunciabile nelle mie zone, di cui lo spritz è il protagonista principale. L’aperitivo è un momento di condivisione e rappresenta la migliore conclusione di una giornata.  

Dopo l'oro e dopo aver incontrato il presidente degli Stati Uniti, quali sono i tuoi prossimi obiettivi? 

Nell’ambito sportivo sicuramente il mio prossimo obiettivo è Tokyo 2020. Nel mentre, però, mi aspetta un bel percorso di studio e lavoro: infatti ho appena iniziato uno stage lavorativo nell’ambito della comunicazione.

Adesso che sei l'idolo di molti ragazzi e ragazze, come ti senti al riguardo? 

Indubbiamente sono consapevole che ora le mie parole possono avere un’ampia risonanza, ma questo rappresenta anche una possibilità per far conoscere a tante persone il mondo paralimpico e gli atleti che ne fanno parte.

Cosa consiglieresti alle giovani atlete ed ai giovani atleti che vogliono intraprendere la tua carriera? 

Di non smettere mai di provarci, perchè i sogni, prima o poi, diventano obiettivi concreti da raggiungere.

Bebe Vio che lancia in aria il mondo e lo riprende al volo, come canta Jovanotti, è una vera forza della natura. A soli 19 anni è riuscita, nonostante l'assenza degli arti a causa di una meningite, a trovare l'energia per andare avanti e raggiungere i suoi obiettivi. Bebe non si ferma proprio mai: scrive un libro, vince le paralimpiadi, si fa un selfie con Obama, ha una onlus per ragazzi portatori di protesi e riesce perfino a farsi intervistare da alcuni   giovani ragazzi. 

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