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Negli ultimi giorni, dopo i servizi delle Iene del 14 e 21 maggio 2017, si è incominciato a parlare di questo gioco chiamato Blue Whale, che significa in inglese “balenottera azzurra”, che ha come scopo finale il suicidio di chiunque ci giochi, soprattutto adolescenti tra i 15 ed i 19 anni. Questo gioco sembrerebbe aver avuto origine in Russia, paese in cui il numero di suicidi in età giovanile è triplo rispetto alla media mondiale, ove è attestato dal 2015, quando si verificò il suicidio di una ragazza russa che sembrerebbe aver seguito le 50 regole del gioco. Questo gioco è praticato soprattutto nelle piattaforme più oscure di internet, in chat gestite dai ragazzi che hanno ideato il gioco e che spingono, tramite un’attenta manipolazione mentale, ragazzi, che già soffrono di depressione, al suicidio. Blue Whale è costituito da 50 azioni che ogni partecipante deve fare per completare il gioco e che devono essere effettuate per 50 giorni. Ogni azione prevede che ci si infligga dolore fisico o psicologico, come la n.11, che consiste nell’ incidersi con un rasoio una balena sul braccio, o la n. 32 , che consiste nello svegliarsi alle 4:20 e guardare un film horror o video psichedelici, o come la n. 22, che consiste nel salire sul tetto di un palazzo e sedersi sul bordo per prendere in considerazione l’idea del suicidio. Tutto ciò ovviamente dovrà essere documentato, via chat, e comunicato ad uno dei curatori che dirigono il gioco. Un anno fa fu arrestato, con l’accusa di istigazione al suicidio di 16 persone, uno degli ideatori del gioco, Philipp Budeikin, il quale ha rilasciato un’intervista, pubblicata dal Daily Mirror, spiegando l’obiettivo di questo gioco e facendo luce sui meccanismi psicologici usati per irretire persone già depresse o con altre turbe mentali. Budeikin avrebbe affermato di non essersi pentito affatto di ciò che ha fatto, specificando che il suo obiettivo era di purificare la società eliminando “gli scarti biologici”.

Il gioco del suicidio: il Blue Whale

cosa si nasconde dietro questo macabro gioco che istiga al suicidio?

di Francesco Militello

Inoltre ha detto, parlando dello stato psicologico dei partecipanti, che coloro che concludevano il Blue Whale erano visti come eroi dagli altri partecipanti, come se questo potesse essere considerato un fatto positivo. Inoltre è di pochi giorni fa la notizia relativa ad una ragazza di 13 anni che avrebbe cercato di seguire il Blue Whale e che per fortuna non è riuscita a completare.

Presenta punti oscuri e controversi soprattutto il numero di suicidi giovanili effettivamente in relazione con il Blue Whale: sembrerebbe infatti che il numero stimato di 130 suicidi sia in realtà di gran lunga inferiore. Inoltre la sua diffusione al di fuori della Russia è molto controversa; per quanto concerne la situazione in Italia, sembrerebbe che il ragazzo livornese suicidatosi non sia realmente collegato con il gioco e che la tredicenne pescarese che ha tentato il suicidio fosse in stato confusionale e non si sa se la sua dichiarazione possa essere attendibile o meno e non ci sono perciò casi sicuri. Comunque già nel web sono nati dei movimenti che tentano di contrastare il Blue Whale ed il problema del suicidio più in generale, come la “The Rainbow Challenge”, sorta su Facebook pochi giorni fa, e che cerca di aiutare i giovani a riguadagnare la fiducia in se stessi e a superare la depressione con 50 azioni. Comunque sia nel caso in cui il Blue Whale sia una “bufala”, come alcuni giornali hanno affermato, oppure abbia realmente provocato la morte di 130 ragazzi, è stato messo sotto i riflettori dell’opinione pubblica un problema come il suicidio giovanile che è spesso troppo ignorato dai media e dalla società

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